Alessandra Russo

Nicola Mele e il coraggio della sua impresa nella tesi di Alessandra Russo

L’azienda del Dott. Mele rappresenta la concreta possibilità di un futuro diverso, futuro in cui le aziende tornino ad essere “le imprese responsabili” pensate da Olivetti e non realtà il cui fine ultimo è il solo profitto”.

Queste le parole di Alessandra Russo, dottoressa in Scienze dell’Educazione e della Formazione, che nel corso dell’anno accademico 2015/2016, ha presentato la sua tesi “Adriano Olivetti tra sogno e realtà: l’“impresa” realizzata tra passato e presente”.
Un ottimo lavoro, valutato dalla commissione con il massimo dei voti, nel quale Alessandra ha parlato anche di Nicola Mele, il padre della nostra realtà aziendale.Mele-N-web

Nella mia tesi ho analizzato il modello aziendale Olivettiano e la scelta di riportare anche l’esperienza imprenditoriale di Nicola Mele è motivata dalle molteplici somiglianze tra le filosofia aziendali di questi due uomini. L’azienda del Dott. Mele rappresenta, in particolare, la possibilità che il cambiamento possa partire proprio da quel Sud Italia, tanto penalizzato ed escluso dalle più importanti dinamiche economiche del tempo attuale, nonostante la ricchezza di idee e creatività, dando fiducia alle giovani generazioni di cui l’imprenditore ha mostrato e continua a mostrare di volersi avvalere e valorizzare”. Una similitudine di pensiero e azione, quella tra Olivetti e Nicola, che Alessandra ha avuto modo di osservare: “Ciò che mi ha colpita di più è l’attenzione che il Dott. Mele pone a concetti cardine molto cari ad Adriano Olivetti, spesso estranei alle dinamiche aziendali attuali, quali quello della responsabilità etica e sociale dell’impresa e l’importanza di sviluppare nei dipendenti il senso di appartenenza alla stessa. Aver scoperto che ci sono imprese (si pensi anche a quella di Brunello Cucinelli) che oggi, in tempi così difficili, pongono ancora attenzione a questi aspetti invisibili (quelli che la Prof.ssa Daniela Dato, relatrice della mia tesi,  definisce asset intangibili) di un’azienda è stata una piacevole sorpresa: questo mi fa pensare e sperare che, magari, il cambiamento tanto auspicato da Olivetti e dallo stesso Mele non sia poi un sogno irraggiungibile, impossibile e, perché no, che possa partire proprio dal Sud”.

Un parallelismo tra i due imprenditori che, come spiegato da Alessandra, si basa principalmente su tre concetti: la responsabilità dell’impresa, l’importanza del senso di appartenenza ad essa e la predisposizione di ambienti che siano confortevoli per il lavoratore.

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Seduta di laurea Alessandra Russo

“La prima si esplica sostanzialmente nella decisione di non limitarsi ad accumulare i profitti, bensì di reinvestirli in ambito sociale, al fine di promuovere e sostenere la crescita e il benessere del lavoratore e il welfare della comunità in cui egli vive (si ricordino tutte quelle iniziative di previdenza sociale e culturale incentivate da Adriano Olivetti, tra le quali campi estivi per i figli dei dipendenti, asili nido, assistenza medica gratuita, mensa). Nella concezione del Dott. Mele la responsabilità richiama il concetto di “Noi Inclusivo”, quell’identità collettiva, quel senso di appartenenza tanto caro anche ad Olivetti, che fa sì che il singolo dipendente si senta parte di quell’organismo dinamico che è l’azienda e che, in quanto tale, risente, tanto in positivo quanto in negativo, dell’azione del singolo che influisce sul risultato lavorativo.  Come sostiene Mele, infatti: “se anche una sola delle cellule dell’organismo è malata ne risente tutto l’essere”. Inoltre, entrambi pongono attenzione alle caratteristiche strutturali degli ambienti di lavoro e fanno in modo che essi siano il più confortevoli possibile (le aziende Olivetti, per esempio, presentano grandi vetrate che permettono alla luce di illuminare bene tutti gli ambienti, il tipico “pan de verre”)”.

 

Alessandra ci ha anche raccontato come sia avvenuto il costruttivo confronto con Nicola.

“Ho conosciuto la figura del Dott. Mele grazie a mia zia. Mi ha, infatti, parlato di questo imprenditore che tanto l’aveva colpita durante un convegno a Roma. Così, grazie alla Dott.ssa Rita De Padova dell’Associazione “Comunità sulla strada di Emmaus”, sono riuscita a mettermi in contatto con lui che, sin da subito, si è reso molto disponibile inviandomi tramite mail materiale informativo sulla sua filosofia aziendale. L’approfondimento attraverso ricerche in rete mi ha permesso di poter inserire la sua particolare e affascinante esperienza aziendale all’interno della mia tesi di laurea, che, con mio grandissimo piacere, ha suscitato molto interesse e curiosità anche nella commissione esaminatrice. A tal proposito, voglio ringraziare la mia relatrice, la Prof.ssa Daniela Dato che mi ha sostenuta nella scelta di far emergere la storia di coraggio locale del Dott. Mele, modello di quel Sud che si batte tra le difficoltà quotidiane del tempo”.

11695777_1686921908185916_6253538325475663937_nLa realtà aziendale di Nicola e la filosofia dinontorganica che la muovono non sono stati solo, per Alessandra, elementi di una ricerca finalizzata a un lavoro, tra l’altro apprezzato, di tesi, ma una vera e propria “rivelazione”. “Prima di “imbattermi” nella figura del Dott. Mele, non pensavo potessero esistere, oggi, in Puglia, aziende tanto “virtuose”. Invece la filosofia dinontorganica del Dott. Mele, mi ha dato dimostrazione del fatto che aziende responsabili, aziende in cui l’intangibile assume la stessa importanza e diventa tangibile, non sono un sogno utopico. È possibile, seppur forse difficile, dare vita ad imprese che, considerate un organismo vivente e in quanto tale dinamico, mettono al centro verbi quali appartenere, ascoltare (inteso come il porsi in un atteggiamento di comprensione verso clienti, mercato e colleghi), collaborare (verbo, questo, che mette in evidenza la fondamentale importanza del lavoro di gruppo in un’impresa), fidarsi e affidarsi al compito che svolgerà il dipendente (atteggiamento non di facile acquisizione da un datore di lavoro), integrare nel senso di interpretare in modo personale ciò che si apprende all’interno dell’organizzazione in cui si lavora, rischiare (senza rischio non c’è crescita!), sincronizzare i propri tempi di lavoro con quelli degli altri colleghi,  sintonizzarsi per creare un clima sereno e disteso ed infine il verbo sfidarsi che reca in sé l’aspirazione volta ad un continuo miglioramento dell’azienda attraverso il raggiungimento di mete sempre più ambiziose”.

Lavorare e farlo al meglio, riuscendo a creare un team sereno e capace di collaborare, crescere e innovarsi sempre, è già un ottimo risultato, se poi, come ha fatto Nicola, si riesce ad essere anche un esempio lodevole e positivo, allora il successo è doppio!